04 November 2019

The line

The line, the queue, call it as you like.
This simple solution in the civilized world that gives order, pace and certainty to people.

That certainty that is missing from the line-ups, where the most skilled and aggressive surfers usually take most of the best waves while playing for position with others.
And where less skilled surfers are left waiting forever to catch something, also while chasing the best position with their peers.
It's a little bit like the survival of the fitter. The law of the jungle that the first white, anti-social, westerners surfers went along with back in the days. 

A modus operandi that worked when there were just a few surfers in the water, but that doesn't really respond to the problematic of properly managing a crowded spot, causing frustration around the globe.

And I think it must be for this reason that, in reality, most average surfers can't wait to use a wavepool. 
Because the wavepool gives certainty. It makes everyone equal and put everyone in the same line, waiting for their turn in a civilised manner, with the same right to surf the best possible wave available.
This is what the wavepool promises to give you, and the only actual reason why a surfer would pay.

And so, even though there's a lot of people that preach against the pools, there are even more surfers that are keen to pay and be put in a line.
If you think about it, it seems like a revolution.

Here's a few line from Stab Magazine in ths regards:

"Hierarchy in the line-up

This part was most fascinating. In the pool, people genuinely shared waves. There’s an order, but it’s not based on Darwinism, and everyone seems more polite and happier for it. This is all still new, but it did seem like this system reduced ego and that often-intimidating alpha male posturing that typically ranks the lineup. When you make this historically limited resource (waves) unlimited, surfers instantly become more palatable. "

See it for yourself here, or click on the pics below.



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La fila e' sinonimo di civilta'. Quante volte noi italiani invidiamo i paesi del nord europa per le loro ordinate, chiare, semplici, file nei luoghi pubblici?
Nel mare dei luoghi comuni si suol dire: loro si che son paesi civili!

Ecco. Mi vien da pensare allora che nei line-up del mondo la civilta' non esista.
Non ci si mette in fila per prendere le onde. Le onde le prendono prima i piu' bravi, che passano il tempo a giocare al gioco delle posizioni per fregarsi la precedenza tra di loro, e poi, se qualcosa rimane, tocca a quelli via via piu' scarsi, anche loro in cerca di fregarsi a vicenda.  La regola del piu' forte sostanzialmente, ideata dai surfisti nullafacenti, ribelli ed ignoranti degli albori della cultura del surf in occidente.
Una pratica rimasta sino ai giorni nostri perche' siamo tutti un po' stronzi e fa comodo prendere qualche onda in piu', se capita, a scapito degli altri. 

Tuttavia, la frustrazione derivante da questa cultura di poca fratellanza, ed alimentata dall'aumentare dei praticanti, colpisce tutti a tutti i livelli. Siamo vittime di noi stessi, potremmo dire.

E deve essere per questo motivo che, a parte chi perde tempo a professare favole di illuminazione spirituale derivate dal surf, direi che la maggior parte dei surfisti attende con entusiasmo (o speranza) l'arrivo di una wavepool nel proprio paese.
Per essere chiaro, l'entusiasmo e' dato dalla certezza di potersi allenare come non e' possibile in mare, cioe' la certezza di avere un numero stabilito di onde tutte tue. E la certezza che pagando, nessun rompipalle ci impedira' di prendere la migliore onda possibile.
La cancellazione delle dinamiche del line-up e' in verita' alla base dell'unico motivo per cui avrebbe senso pagare per surfare.

Da un articolo di Stab Magazine quando hanno provato in anteprima la piscina di Melbourne:

"Hierarchy in the line-up

This part was most fascinating. In the pool, people genuinely shared waves. There’s an order, but it’s not based on Darwinism, and everyone seems more polite and happier for it. This is all still new, but it did seem like this system reduced ego and that often-intimidating alpha male posturing that typically ranks the lineup. When you make this historically limited resource (waves) unlimited, surfers instantly become more palatable. "

Ed ecco che i surfisti si mettono in fila, a prendere un'onda ciascuno, in ordine, senza stress, senza stretegie, a godersi il momento come in una comunita' civile.
E' una rivoluzione, a pensarci.

Guarda la fila qua, o clicca sulle foto.



2 comments:

  1. In effetti, quando l'affollamento può essere un problema, ha senso.
    E' in un ottica di allenamento ancora di più.

    Io per quanto possibile cerco di non essere ingordo e lascio che anche qualche new entry provi a prenderne qualcuna.
    Ma se vedo che è una schiappa e non le surfa senza nessuna pietà mi metto in precedenza.
    Ma qui è un altra storia mi rendo conto...e infatti le wave pool le vediamo su Instagram :)

    Ciao Fed :)

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  2. Io ritengo che qua ci siano due argomenti in ballo. Uno e' l'uso della piscina come palestra di allenamento (e solo gli stolti possono argomentare che sia una cosa negativa, e non divertente, anche). Il secondo e' come e quanto in futuro la pratica in piscina possa cambiare la cultura del surf, riferendomi alla possibile modifica delle dinamiche stolte delle line-up affollate. Mi rendo che in Italia questo argomento non e' forse compreso appieno per via del differente numero di persone che praticano il surf e anche -immagino- per via della inevitabile "deviazione" culturare che ogni gruppo di persone apporta ad una pratica sportiva e non.
    A questo proposito aspetto la pubblicazione dell'interessantissima tesi di laura di Dario Nardini che spiega in dettaglio la cultura surfistica della Gold Coast e queste dinamiche. Tornero' sull'argomento.

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