12 August 2021

Fare amicizia coi vicini - an old post

The following is a translation of an older post.
Check the English version here.


                       


Ho scoperto di non aver mai tradotto un post del 2017 che prende spunto da un altro blog.
Lo faccio ora, perche' meritava, e merita ancora.


Making friends with the neighbours.

L'ho detto in passato e lo ripeto: se passate di qua in cerca di qualcosa di interessante da leggere, andate a leggere anche questo blog, menzionato anche sulla sinistra, di Rebecca Olive.

Ci sono troppe pagine internet sul surf completamente inutili. Gente che vuole essere identificata come surfista, ma che si limita a pubblicare centinaia di foto inutili, viste e riviste, capiate, vuote, proponendo zero contenuti e zero pensieri.

Invece Rebecca scrive. Un sacco. Ed e' un piacere da leggere. E' concentrata sul surf femminile e sulla discriminazione -in acqua e non- che affligge questo mondo. Ma anche cosi', moltissimi suoi post toccano i nervi giusti.

Ce ne sono 3 in particolare che mi coinvolgono e da cui prendo spunto adesso. Questi 3 sono The ocean doesn't care (All'oceano non importa), Sitting wide (Seduta fuori), e Stupid women.

Leggere questi post mi fa vivere una varieta' di emozioni che non posso sintetizzare in un singolo, breve commento. Ho avuto bisogno di leggere, pensarci, e rileggere pure. Rebecca e' un caso rarissimo di surfista che condivide emozioni e pensieri a lungo macinati.

E' di Byron Bay ma al tempo di questo post viveva a Brisbane. E dunque leggerla mi ha dato l'impressione che stesse vivendo una tormentata trasformazione. Quella che porta da essere local ad essere un surfista pendolare, del weekend. E finalmente, per me, ora, nei suoi testi trovo -anche- riconosciuto gli sforzi che ho sempre dovuto fare io, che smettono di essere lamentele di uno sfigato e acquistano valore. Diventano realta'.

Riporto alcune frasi prese qua e la' che mi hanno colpito.
Quelle che piu' hanno a che fare con le mie esperienze. Solo ad esempio.

"Prendere onde di merda non e' un problema quando puoi surfare tutti i giorni. Ma quando essere in acqua diventa raro, allora lascia il segno."
Ecco, io non ho mai pensato che prendere onde di merda potesse non avere nessun effetto su un surfista. Per me e' una eventualita' impossibile, dato che surfare per me e' sempre stato un tentativo alla settimana che, se fallito, implica delusione, scoramento, e 6 nuovi interminabili giorni di attesa.

"..surfare tutti i giorni rende la gente anche piu' affamata di onde, e meno capace di apprezzare il momento, rispetto a chi ci va meno. Eppure vedo queste persone [che ci vanno meno], me inclusa, trattate come se avessimo rinunciato alla causa, come non fossimo davvero surfiste/i."
Ecco qua.
Questa frase conferma le mie paure e fa male. Non ci vivo al pensiero di essere considerato meno per via del fatto che surfo meno di altri. Che razza di ragionamento e'? Non lo accetto, non dopo il tempo che dedico incessantemente ad incastrare le cose della vita per riuscire a trovare il tempo per allenarmi ed andare, nonostante tutto. E' un insulto. Il mio surfare si traduce in un impegno mentale e fisico che chi vive davanti alla spiaggia non puo' comprendere e che non puo' che far sembrare LORO dei pigri che fanno surf per puro caso.

"..significa anche che appartenere ad un posto e' diverso, si appartiene per che ci si va, non perche' lo si dichiara proprio"
Questo mi piace. Ed e' vero.
Sono innamorato dei posti che frequento. Non posso fare a meno di notare le montagne, il cielo, la luce, la forma della costa, le foci, gli alberi, gli edifici, i colori e tutto il resto. E finisco per conoscere i bar, i ristoranti, i parcheggi, le vie, i marciapiedi, le scorciatoie, le rocce, le correnti, le maree, le docce, i bagni e pure i locals che rivedo sempre. Provo un senso di appartenenza identico a quello della mia isola.

"Prendere onde quando si vive lontani non e' facile. E' un premio sudato, basato su decisioni specifiche e impegno. Quando sei molto impegnato lontano dal mare, andare a surfare significa prendere un giorno di ferie o attendere il weekend, e/o non incontrare gli amici, o non fare cose in casa, o non stare a letto anche se si e' stanchi, oppure non consegnare in tempo un lavoro, o lasciar perdere una miriade di altre cose che hai deciso di non prioritarizzare. E quando surfare implica tutto cio', allora surfare significa tanto."
Esatto! Davvere tanto!

"Stavo seduta fuori [sulla spalla delle onde] per piu' ragioni che semplicemente per la mia abilita' o la mia tavola. Stavo seduta fuori perche' non mi piace la competizione in un line-up affollato. Non im piace lottare per le onde, non mi piace doverle vincere. Surfo perche' non mi piacciono gli sport competitivi o di squadra. Surfo perche' mi piace stare in acqua, nella natura, a modo mio."
Rebecca qua mi ha dato da pensare.
Ed ho scoperto che se a me non piacciono le lotte nei line-up affollati, e' perche' non sono abbastanza bravo, giovane ed aggressivo per poter vincere la lotta. Se lo fossi domani, come per magia, allora andrei la in mezzo a prendermi la rivincita. Idelamente.
Ma e' anche vero che poi probabilmente lascerei perdere in ogni caso, perche' come dice lei, io vado la per divertirmi e distrarmi, a godere della bellezza del mare e della strana magia di cavalcare l'energia delle onde.
E' pur vero pero' che stare seduto fuori e' sempre stata l'unica opzione per me, mentre per lei e' una -relativamente- nuova dimensione.

"Stare seduta fuori mi ha insegnato come surfare al di fuori della line-up, e a dar valore a cose diverse dallo status e dalla performance. Mi ha aiutato a diventare piu' paziente in acqua, ad aspettarmi meno, e lasciare piu' spazio per chi ha meno abilita' di me. Seduti fouri ci sono meno cose in gioco: i takeoff sono meno impegnativi, la folla e' piu' diradata e c'e' meno ego. Non sempre, ma spesso."
Strano.
Per me e' sempre stata una costrizione che mi fa soffrire. Ovvio, anche io non mi aspetto molto il piu' delle volte, ma una sessione deludente mi butta giu' in ogni caso.
Poi certo, io voglio divertirmi. Passo spesso il tempo a sorridere, chiacchierare con gli amici, e mi piace molto anche vedere gli altri fare qualcosa di bello. Salutare e vedere altre facce sorridenti mi allevia l'animo. E alle volte devo trattenermi dall'andare a dare consigli ai principianti.
Pero', ecco, io non saprei dire se il mare mi abbia insegnato qualcosa.
Forse che potrei essere una persona migliore? Non so.

"Non provo rispetto per le persone solo basandomi sul loro surfare."
Ovvio!

"Per me il miglior surfista in acqua e 'colui che prende le onde, ma che sa anche lasciarle agli altri, che sa godere dal vedere anche gli altri divertirsi, che non surfa alle spese degli altri."
Parole sante!

"Stare seduta fuori mi aiuta ad essere una surfista migliore. Mi fa vedere meglio, capire meglio, sapere di piu'. Mi aiuta ad avere piu' pazienza e meno aspettative. Mi aiuta ad apprezzare meglio le onde che prendo, e godere di piu' del tempo in acqua."
Non puoi capire il mio sollievo quando finalmente mi siedo in acqua e posso pensare a quale onda raccogliere!

Grazie Rebecca per il tuo scrivere, e per le cose a cui mi fai pensare.