21 April 2017

Small waves


Waves hypnotize me.
I can watch them forever. No matter where or what size..

20 April 2017

Fantasy world


Being an expat, I get to see surfing stuff from both the Australian and the European part.
From the Ozy part I can say that I find a lot of "the good old days" comments, but the Europeans spend more time analyzing and putting it into words.
And most of the stuff they put into words seems to come directly from a fantasy realm.

So this is my take on the fantasy realm of the surf world.

It's very common to find the myth of the lone surfer chasing waves during a storm in the middle of the ocean to find karma.

I have to say that:
-basically nowadays nobody surfs alone. Not  the pros, not the kooks like me.
-Nobody wants to surf during a storm. After, yes, but during a storm??
-You just don't surf in the middle of the ocean. You surf near shore for obvious reasons.
-You don't find karma with surfing. C'mon. 

I hate this thing about karma and spirituality and connection with mother nature. 
Everybody says that while you are in the act of surfing, you forget all the rest and live the moment. Unlike anything else. Right.
As if Usain Bolt thinks about bills while setting a new world record.
As if Casey Stoner thought about fishing in the Tweed River while racing motor bikes.
As if while doing free climbing you think about Christmas presents!
As if a footy match isn't enough to forget about it all. 
As if Playstation isn't enough! C'mon..

And by the way: what mother nature are you talking about?
That one that you pollute with your surfboard? Your wax? Your leash? Your accessories? Your t-shirts and hats made in China? Petrol, tires? The reef that gets destroyed to make room for boats? That nature?

Then, I find it funny to think about this lovely, deep connection with the world, and the attitude you see in the water. Things like Locals Only, no kooks, no longboards, no shortboards, no SUP, no softboards. 
Exclusion.
A community that is not a community, made up by single individuals that do not want to share anything with anyone.
Because Karma it's hard to find and you need to get rid of a lot of people to connect with nature! Right?

Fantastic stuff.

Now, while europeans spend more time (in my opinion) thinking, dreaming and writing about idealistic surf worlds, everybody is affected by the connection/exclusion dichotomy.

So, I'd say: guys, please, just stop talking bullshit and be a better person in the water.






Leggo spesso cose sul surf che a mio giudizio hanno perso contatto con la realta'.

Mi accingo dunque a fare il bastian contrario.

Partiamo da una descrizione del surf che ogni tanto ritrovo qua e la' nei commenti delle pagine piu' svariate: il mito del surfista solitario, in mezzo all'oceano, che sfida il mare in tempesta per trovare il karma.
E basta con questa storia!

Il surfista non e' solitario. Gli spot dove cavalcare onde sono conosciuti e affollati. I pro surfano in massa. Gli amatori surfano in massa. E anche quando qualcuno puo' permettersi di andare in esplorazione, e' comunque in compagnia. 
Non si surfa da soli. Non nel 2017. 
Sicuro spuntera' qualcuno a dirmi di quella volta che ha surfato da solo non so dove. Infatti l'esempio sara' al passato. Un'eccezzione. Fatevene una ragione.

Il surfista non surfa in mezzo all'oceano ma al massimo a qualche centinaio di metri dalla terra ferma. Ovviamente. 

Il surfista non sfida il mare in tempesta. Quella e' la fine di un film!
Quando il mare e' in tempesta le condizioni fanno pena. Casomai il surfista aspetta che la tempesta passi per sfruttare la sua energia in condizioni pulite di vento e di superficie dell'acqua.

Il surfista non trova il karma, dai! Questa e' la peggiore di tutte.
Basta con questa storia che si vive il presente, che tutto scompare, che ci si connette con madre natura.
Sembrano cose scritte da gente che non ha mai fatto una mazza.
Ma secondo voi un pilota di moto pensa alle bollette della luce mentre gareggia?
Uno che si arrampica a mani nude in parete sta pensando a facebook?
Usain Bolt ripassa le tabelline mentre fa il record dei 100 metri?
Dai oh! E' sufficiente una partita a calcetto per dimenticarsi del mondo!
Qualsiasi attivita' sportiva fa lo stesso effetto, ripigliatevi.

E poi quale natura? Quella che i serfisti inquinano con le tavole? Con la cera? Con il leash? Con la muta? Con magliettine e capellini prodotti dai bambini in Cina?Con la benzina consumata per cercare le onde giuste? Andando nei resort construiti a discapito di isole bellissime, dove la barriera corallina viene sventrata per creare il fondale per le imbarcazioni?
Quella natura la?

E basta anche con gli anni sessanta, quando nobili animi ribelli rifiutavano il capitalismo e sperimentavano con le droghe per trovare il karma (anche loro). 
Non si sa perche' se ti buchi sotto un ponte sei un drogato da evitare ma se ti buchi vicino alla spiaggia sei un mito ribelle da rimpiangere. Diciamo pane al pane: erano solo un branco di fancazzisti disadattati che per la maggior parte sono morti anonimi per una overdose.

E cosa dire del falso mito della tribu' del surf? Questa fratellanza che unisce i surfisti in quanto unici conoscitori della vera verita'.
Si certo.
Peccato che il surf viva di esclusione. 
Ma e' anche peggio. Perche' la cultura dominante del surf e' razzista. 

Locals only. Siccome non sei nato qua, o non vivi qua, allora devi andartene. Il razzismo applicato a pochi metri quadrati (d'acqua).
Si escludono poi i principianti, perche' disturbano. Dovrebbero andarsene anche loro.
Ci sono poi spots da cui se ne devono andare gli shortboards, o i longboars, o i softboards, o i SUP. E' la ricerca del  karma che lo dice: per evolvere spiritualmente bisogna cacciare a calci in culo un sacco di gente. 

La fatica premia.

E ci sono anche quelli che non si possono cacciare perche' non esistono neanche.
Dove sono i milioni di surfisti che non sono piu' ragazzini ma che surfano da una vita? Qualcuno li vede nelle riviste? Qualcuno ne parla? E i neri? gli asiatici? Le donne (quelle che non mostrano il culo)? Gli anziani? I disabili? I bambini?
Silenzio. Il surf e' praticato solo da giovani e belli con capelli lunghi obbligatori.

Ecco, la morale e' che cio' che viene comunemente detto e ripetuto all'infinito sul surf e' una balla.

Smettetela dunque di raccontare balle. Surfare non vi fa fighi. E' piu' probabile che siate degli stronzi 
(senza karma). 

Ripigliatevi.

18 April 2017

Sad News

A teenage girl has died after a shark attack in WA.
You can read a bit more here.

I don't think about sharks when I think of going surfing. Sometimes I think about them when I find myself alone (meaning some dozens of meters away from all the other surfers) or if the water is murky, or the sky is grey and dark making the water looks mean.

In general, I'm not interested in remote locations away from the crowd and away from help.
I find comfort in being among others. Even if then I curse the crowd and the surfing impediment it creates.
But then, when you hear these news, you know crowd it's the smaller problem, right?  


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Una ragazzina e' morta per via di uno squalo in WA.
Potete leggere qualche dettaglio in piu' qua.

Non penso agli squali quando penso a surfare. Qualche volta mi vengono in mente se mi ritrovo da solo in acqua (che da queste parti significa a qualche decina di metri lontano dalla folla), o se l'acqua e' sporca di pioggie torrenziali, o se il cielo e' nero e rende l'acqua inquietante.

Ma in genereale non mi interessa molto andare alla scoperta di spot isolati lungo la costa per serfare da solo. Lontani dalle gente ma anche dai soccorsi. Da questo punto di vista trovo conforto nella folla. Alla fine c'e' di peggio di un'onda persa, no?

04 April 2017

Mud

Cyclone Debbie left the east coast with a massive load of mud flowing down to the ocean.

I took the pic below just before our Sunday morning session.
In it, a small swell is wrapping around Snapper Rocks and unfolding toward Greenmount, Coolangatta, where I took the photo.
The water is un-characteristically brown.

We surfed Kirra and had a great session.





Il ciclone Debbie, oltre a fare danni di ogni genere e rompere il cazzo senza donare onde serie e degne di nota, ha lasciato la costa in una pozza di fango che scende dalle montagne.
Nella foto qua sopra, onde medio-piccole girano attorno a Snapper Rock e si srotolano verso Greenmount, da dove ho fatto la foto.
L'acqua e' marrone: un panorama inusuale.

Siamo poi entrati a Kirra ed e' stata una bella sessione. 

03 April 2017

That Kid

Back in PNG I took the pic you can see below.
We were visiting a tiny village, nearby our accommodation, on an island.

The place was extremely poor, and when we asked about the local jewelry makers, two young (but old looking) ladies came out of a barrack and spread their crafts on a old table. Everything was made out of shells. Beautiful shells picked up just few meters away, on the reef.
The two ladies shot a price that was clearly way up the scale of bargains. But facing their old clothes and the babies on their arms, we just couldn't ask for a meaningless (for us) discount. We left them with literally a lot of money and asked permission to take more pictures around.

While half the village assisted the market taking place, this little kid was watching out at sea. He was staring at his friend surfing far out, on an amazing spot called Long long.
This little fella was all focused on the ocean, the conditions, the waves. He could have been 5 years old.

He will be soon a great surfer, I bet. Better than me no doubt.
Like all those local amazing teenagers. And as good as good Australian surfers, just invisible to the world.




La foto qua sopra l'ho fatta in PNG.

Stavamo visitando il villaggio dei residenti dell'isola dove sta il resort.
Un posto molto povero. Contemporaneamente triste e bellissimo.

Quando abbiamo chiesto di comprare qualche souvenir fatto da loro, due donne, giovani ma vecchie, segnate da una vita non facile, hanno apparacchiato un tavolo dietro una baracca con dozzine di gioiellini creati con le conchiglie raccolte nel reef a pochi passi.
Ci hanno sparato un prezzo esorbitante (per loro), probabilmente aspettandosi qualche contattazione.
Ma ci vergognavamo troppo a stare a tirare sul prezzo davanti a due donne vestite di stracci con in braccio alcuni bambini
mocciosi. Noi, con le ciabatte pulite, la magliettina colorata, gli occhiali da sole, la crema solare, il capellino e il cellulare. Provavo vergogna persino a fare foto: l'uomo bianco che guarda dentro uno zoo virtuale.
Abbiamo dunque pagato e chiesto permesso per scattare qualche foto nei dintorni. Giusto per non annoiare nessuno.
Durante i dieci minuti di mercatino, mezzo villaggio si e' radunato ad assistere allo show del giorno. Ragazzi e adulti ad osservare i marziani pronti a pagare conchiglie raccolte tre metri piu' in la.

C'era invece un bambino, piccolo, che se ne stava da solo su una canoa sgangherata a guardare il mare. Nessuno si curava di lui e lui non si curava di nessuno.
C'era un ragazzo del villaggio, lontano un centinaio di metri almeno, a surfare da solo uno spot  bellissimo chiamato Long Long. Il bambino guardava e studiava. Le onde, la corrente, la marea, i pesci, le manovre del surfista.

Sicuramente quel bambino sara' presto un bravo surfista. Meglio di me in un batter d'occhio.
Bravo come i coetanei australiani, quelli con i fotografi dietro, le pagine facebook e gli articoli sulle riviste, senza dubbio.
Solo, invisibile al mondo.