17 July 2013

The Endless Summer

Con un leggero ritardo di 40 anni ho visto il film documentario The Endless Summer, una pietra miliare dei film sportivi e della cultura surfistica piu' specificatamente. Un must.

Un titolo cosi' famoso ed evocativo che perfino durante la mia adolescenza nel Mediterraneo, lontano universi interi dal surf, ne avevo sentito parlare.

Il film visto adesso risente del passaggio del tempo, come capita a tutte le opere. Sia per contenuti che per gesti atletici. Ma non e' una colpa.

Cio' che mi e' piaciuto e' stata l' ingenuita' e la freschezza del prodotto. I due surfisti protagonisti della pellicola si imbarcano in uno sprovveduto giro del mondo per surfare onde allora sconosciute ed evitare l'inverno della California. Si capisce che non avevano idea di dove fossero ne di cosa aspettarsi e le piccole avventure a cui vanno incontro sono genuine e piacevoli da seguire. Il regista che li segue e commenta la pellicola ha senso dell' humor ed e' capace di trasmettere il senso di scoperta a cui tutti loro vanno incontro.

Ma.
Non ho la minima idea se quello che sto per scrivere sia una critica gia' espressa e datata o se nel culto del film ci si e' dimenticati un minimo di senso critico.

Cio' che non mi e' piaciuto, e che credo al giorno d'oggi sia impossibile ignorare, e' il razzismo con il quale il regista commenta le immagini e le interazioni con i locali.
Traspare tutto il tempo un sottofondo di superbia determinata dal fatto di essere americani e uno sfotto' insopportabile. 
Tralasciando la parte relativa all'Africa, quando si arriva all'Australia ci sono una decina di secondi dedicati alle facce dei ragazzini surfisti di Sydney. Facce inglesi, facce sdentate, facce di chi aveva pochi soldi in tasca e poco cibo in pancia, facce di mascalzoni, come in tutti il mondo, facce  mostrate in silenzio ed accompagnate da una musichetta tipo Stanlio ed Olio. 
E' solo un esempio. Uno dei tanti. Uno dei troppi. 

Sono sicuro, o voglio credere, che sia tutto frutto del buon umore che voleva accompagnare il racconto. Cio' non toglie che il messaggio di sottofondo sia "noi siamo americani e gli altri dei selvaggi".

Ovviamente non ho mai letto una cosa del genere in merito al film e cio' e' forse dovuto al fatto che chi ne scrive e chi lo cita forse parla per sentito dire e non lo ha mai guardato. O e' americano e non si e' accorto di nulla..





Fortyseven years after its release I watched The Endless Summer. A cult for the surf culture. Such a famous title that reached me in my youth when I was worlds away from surfing.

I liked the fun approach of the director and the fresh, simple, ignorant look at the world they were discovering. You can tell they didn't have idea about where they were going, about the people and the culture they were meeting, and the good and/or bad spots for surfing. No to mention the seasons and the right conditions. (They came to Australia and they weren't able to find surf!)   

But what surprised me the most was the constant racism that run underneath the story. It's very disturbing. The director, while telling the story, doesn't loose a chance to make fun of the people they meet and the reaction they have about the two protagonists and their huge boards. 
Leaving aside Africa, when they come to Australia there's a good few seconds of young australian surfing faces. Skinny, pallid, dirty, maybe teethless, maybe hungry, funny, smart, young faces. With a kind of Lauren and Hardy soundtrack. C'mon!

I'm sure, I wanna believe, that's all because Bruce Brown wanted to give a funny and easy account of their adventures. But I can't help my brain to receive the message "we are americans and they are salvages" all the times. 

I've never read such critics about this movie and I wonder if that's because at that time racism comments were perceived with less concern, or not perceived at all, and/or because who writes about it now didn't watch it at all. Or maybe he/she is american?
(This last question, which tries to sound funny, has the same bad taste as many jokes in the movie) 

3 comments:

  1. What an interesting post. It really made me think. It is an odd movie in that way, isn't it. I wonder, do surf movies still get away with this? I think they do a bit. Sipping Jetstreams and films like that, which take lingering photos of the non-surfing locals, focusing on connected they were to the local community - how much they learned form them - gets a bit icky I think. I wrote a little bit about here (Sorry to post a link back to my blog, but I thought it was related):http://makingfriendswiththeneighbours.blogspot.com.au/2009/06/present.html

    Anyway, nice post and thought-provoking points.

    ReplyDelete
    Replies
    1. Thanks.
      Reading your post I feel like I'm an alien. Alien to the surf culture, and the surf world alien to me.
      Which is true. I'm like a guest. But if "the best surfer is the one having fun", then I'm pretty good, and please be patient with me!

      Delete
  2. This comment has been removed by the author.

    ReplyDelete