Il surf e’ sempre stato uno
di quegli sport che si vedono in tv, praticato da atleti la cui vita non poteva
che essere lontana e aliena. Qualcosa che qualcuno fa’, ma che non mi avrebbe
mai riguardato.
La prima volta che ho visto
una tavola da surf dal vivo e’ stato quando avevo poco piu’ di venti anni. Un caro amico per qualche ragione incomprensibile si era messo a praticarlo
ed e’ cosi’ capitato che lo accompagnassi al mare. Sara’ successo tre o quattro
volte. Tutte le volte lui manovrava questo oggetto pesante, scomodo e sacro che
era la tavola, e che io a malapena avevo l’ardire o anche la voglia di toccare.
Andavamo al mare incastrati nei minuscoli abitacoli delle utilitarie che
possedevano i nostri genitori e poi lui spariva tra le onde, alla ricerca della
giusta posizione, sempre piu’ lontano, mentre io, ed eventualmente qualche
altro amico, stavamo a dormire pigramente sotto il sole del mediterraneo. Non
mi interessava neanche guardare le sue imprese tra i flutti, avendoci provato
qualche volta ed essendomi trovato ad aspettare lunghissimi minuti per
pochissimi secondi di non eccitante azione.
Poi le nostre vite hanno
continuato, e seppur ci siamo sempre frequentati, non e’ mai piu’ capitato di
accompagnarlo per una delle sue sessioni. Il surf era sparito dalla mia vita
senza lasciare la minima traccia.
Gli anni sono passati. Piu’
di dieci. Ed il destino o l’autodeterminazione hanno tracciato strade impossibili da prevedere.
Il surf e’ tornato nella
mia vita a piccoli passi, inizialmente per gioco.
Mi trovavo in Australia, ma
ci e’ voluta la partenza di un amico perche’ succedesse qualcosa. Per
quell’occasione abbiamo celebrato con un weekend al mare ed una lezione di
surf, come per mettere la ciliegina sulla torta alla sua esperienza agli
antipodi.
E’ stato cosi’ che ho
toccato, portato, trascinano, manovrato per la prima volta una -enorme- tavola
da surf. La lezione e’ stata divertente ed il giorno dopo ci siamo cimentati
ancora, incuriositi da questo strano gioco e spinti da una non dichiarata sfida
al dominio della tavola.
Il surf e’ strano. Se anche
non sei uno sportivo in senso stretto, ma nella tua vita te la sei sempre
cavata con la corsa, i salti, il coordinamento, magari il basket od il tennis,
la bici ovviamente, cose del genere, salire sulla tavola e scroprire di essere
totalmente incapace e’ una cosa intimamente difficile da accettare.
Ci vuoi riprovare. Cosi’ ci
riprovammo, senza nessun passo avanti. Ed una volta partito il nostro amico, il
surf e’ sparito ancora una volta dalla mia vita. Anche se questa volta la sfida
di domare la tavola in 10cm d’acqua aveva colpito la mia attenzione ed il mio
orgoglio.
Quindi quella lezione di
surf e la giornata successiva capitavano a fine 2010.
Quasi contemporaneamente,
per una serie di cose, ho avuto modo di conoscere un artista italiano venuto in
Australia per esporre dei quadri. I suoi quadri ritraggono surfisti in azione
con uno stile pittorico molto particolare che amo molto. Avendo avuto il tempo
di parlarci mi ha raccontato molte cose sul surf e di come questa attivita’ ha
influenzato la sua vita e la sua arte.
E’stato anche un periodo in
cui ho letto alcuni libri sul surf, le onde, il mare in generale. Non mi ero
reso conto, ma questa assurda attivita’ di cavalcare l’energia del mare mi
aveva ormai affascinato.
Eppure dopo la partenza del
mio amico e del pittore, sono passati altri 8 mesi perche’ il surf bussasse
ancora alla mia porta.
A meta’ 2011 l’acquisto di
una macchina di seconda mano ha comportato anche il possesso di una vecchia e
sgangherata tavola da surf giacente tra i sedili posteriori ed il portabagagli.
Una 7ft e qualcosa. Ero contento dell’eredita’ e mi son detto che a quel punto
non avevo piu’ scuse per evitare di imparare a surfare.
In ogni caso era inverno e
l’idea di andare al mare a provare non mi ha sfiorato.
Sono quindi passati altri 3
mesi circa, prima che una cena con amici non abbia
stabilito che fosse ora di intraprendere l’avventura. Qualcuno si dimostrava
interessato e il mio amico di vecchia data, il precursore, aveva finalmente
qualcuno con cui andare al mare, o meglio, a surfare.
Abbiamo organizzato dei
weekend a Noosa che abbiamo ripetuto per diverse volte, a partire da fine
ottobre fino a gennaio compreso.
Inizialmente erano weekend
piu’ impostati al relax ed al divertimento che incentrati sul surf.
L’attivita’ era sfiancante,
ma non era il centro assoluto delle giornate.
Il precursore ci aiutava con la
posizione sulle tavole e dava consigli. Si divertiva a guidarci ed era
visibilmente contento della nuova compagnia tra i flutti.
S. ha quasi subito comprato una tavola, mentre io mi sono accontentato del relitto
ereditato.
I primi tempi era
durissima. Uno sforzo fisico assurdo accompagnato da una soddisfazione quasi
inesistente. A fine giornata i dolori erano tali che mi muovevo a fatica ed i
lividi alle ginocchia e un po’ su tutto il corpo non si contavano.
L’attivita’ era cosi’
sfiancante e poco remunerante che se non fosse stato per la compagnia e lo
stimolo degli amici forse avrei lasciato perdere.
Il problema era mettersi in
piedi e rimanerci per un tempo aprezzabile. Veramente difficile da fare. Le
nostre lezioni poi avvenivano sui cadaveri delle onde. Piccole sporgenze di
schiuma bianca che hanno la forza di mettere in moto la tavola da surf. Il
problema e’ pero’ che a stare in 40cm d’acqua continuamente spazzata dal
passaggio di altra acqua in movimento e’ veramente stancante.
Il pacifico ha una forza
enorme, ed e’ necessario frequentarlo per capire cosa intendo. Nel Mediterraneo
l’ “acqua spazzata dal passaggio di altra acqua in moviemento” non ha molto
senso.
Ma e’ un martirio.
E’ stato credo a fine
Novembre che ho avuto la prima folgorazione: ho capito che se mi fossi messo in
piedi a circa meta’ tavola, con l’onda giusta, rotta ma con ancora un poco di
pendenza, avrei potuto starci teoricamente all’infinito, dato che quella
posizione sembrava essere il punto di equilibrio del mio cimelio.
Quel momento e’ stato
grandioso e per la prima volta ho pensato che ero vicino al cavalcar le onde
per davvero.
Contemporaneamente pero’ la
mia tavola peggiorava e ad un tratto i miei progressi si sono fermati. Con
imbarazzante ritardo mi sono accorto che per qualche motivo il fondo si stava
staccando e la tavola imbarcava acqua, tendendo ad affondare invece che
aiutarmi a planare.
A quel punto si e’
presentato il primo vero dilemma: compro una tavola? E voglio veramente
spendere dei soldi per questa attivita’ cosi’ poco divertente e molto
snervante? E se ne compro una, cosa compro? Un longoboard, come suggeriscono gli amici, in teoria piu’ facile, o una misura medio piccola,
con la quale fare bellissime evoluzioni?
Era dunque tempo di
comprare una tavola e non sapevo che fare.
Li mio amico precursore sosteneva che era meglio
una longboard per via del fatto che sarebbe stato piu’ facile imparare. Ma io
non ero convinto perche’ pensavo che mi avrebbe ostacolato nel fare manovre
veloci.
Che ingenuo: in due mesi avevo appena capito dove mettere i piedi, e pensavo che una tavola grande mi avrebbe impedito di esprimermi.
In ogni caso c’era anche il problema del costo. Tutta la faccenda del surfare richiedeva tempo e una fatica fisica che mi era estranea. Non mi fidavo di me stesso e temevo che mi sarei stancato come altre volte, con altre attivita’ , rendendo la spesa inutile.
Che ingenuo: in due mesi avevo appena capito dove mettere i piedi, e pensavo che una tavola grande mi avrebbe impedito di esprimermi.
In ogni caso c’era anche il problema del costo. Tutta la faccenda del surfare richiedeva tempo e una fatica fisica che mi era estranea. Non mi fidavo di me stesso e temevo che mi sarei stancato come altre volte, con altre attivita’ , rendendo la spesa inutile.
Cosi leggendo e cercando
sulla rete, e poi parlando con dei venditori a Byron Bay, alcuni poco onesti,
mi sono convinto di dare i miei soldi all’industria, relativamente nuova, del
sud-est asiatico, dove compagnie anche australiane producono in catena di
montaggio tavole da surf con in Epoxy, un polistirolo piu' denso e resistente.
Queste hanno delle forme
standard, sono piu’ robuste, galleggiano meglio, e
costano meno.
Piu’ robuste significa che
le ginocchiate che normalmente si danno qua e la’, invece di creare piccole
buche sulla superficie, non scalfiscono neanche la tavola. Il cemento e le
roccie le possono graffiare, ma non portare via pezzetti di vetroresina. Quindi
si spende meno per mantenerle. Ed il fatto che galleggiano meglio si traduce in
meno fatica nel remare, e piu’ velocita’ a parita’ di forza. I surfisti esperti
affermano che il maggior galleggiamento si traduce in una diversa dinamica in
determinati momenti con determinate condizioni. Ma insomma, sono perfette per i
principianti.
In Australia c’e’ molta
avversita’ verso questi prodotti.
Il fatto che costino la
meta’ o quasi di quelle fatte a mano, che sono il novanta per cento delle
tavole nel mondo, mette in crisi i produttori, che sono dei veri e propri
maestri artigiani.
Un poco mi imbarazza
portare in giro la mia 9'2 con quel logo grande proprio a Noosa o in altri
luoghi che hanno fatto la storia, con l’etichetta dello sfigato traditore sulla
fronte.
Pero’ devo dire che e’
stato un acquisto perfetto. (Natale 2013 ho poi comprato ua nuova tavola!)
La facilita’ della remata
e’ sempre piu’ evidente man mano che la mia forza cresce, e con tutti i colpi
che le ho dato a quest’ora avrei speso una fortuna in riparazioni.
Ora che sono al livello in
cui comincio a maneggiarla e a farle fare quel che voglio, ed il mio repertorio
cresce pian piano, mi viene il dubbio che mi possa rallentare
nell’apprendimento. Ma in realta’ non saprei. Se da un lato potrebbe essere
meno maneggevole di altre, dall’altro comunque mi fa prendere piu’ onde di S.
con la sua affilata tavola fatta a mano.
Non saprei. Forse non sono
ancora giunto al punto in cui ho bisogno di altro.
Quindi, tra mille dubbi,
alla fine ho comprato la mia tavola prodotta in Asia e l’ho provata subito.
Al confronto con il relitto
che avevo era una nave da crociera, e partiva anche su dieci centimetri di
schiuma. Mi ci sono trovato subito bene, e con mia sorpresa l’ossessione di
cavalcar le onde e’ aumentata col passar del tempo.
Non mi sono piu' fermato.
Surfing was not part of my life until recently.
For me it was just something you see on tv (youtube not existed at that time) maybe watching Point Break. That was all.
The first time I got in contact with surfing was more than 10 years ago when a dear friend of mine started surfing, back in Italy, and I went with him to the beach a couple of times, just to not let him go all alone. But I couldn't care less. I had a look, but it was too boring. I think I slept most of the time.
At that time surfing in Italy was like skiing in Florida or almost.
Then, many years later I moved to Australia, and 2 years ago I had a surf lesson with a friend who was leaving the Country, just to celebrate the Australian experience., somehow. And at the same time I met a painter who painted some surfboards and he was/is obviously also a surfer himself, and I got the chance to learn a bit more about this sport/activity.
But it was not enough. The history of the sport, the culture, the physic was catching, but surfing was still something that didn't involve me. Me in the water.
Six months later I got a second hand car with an old crap surfboard (7ft) left in the back.
That was winter.. I thought: well.. ok.. I may give it a try later on, in summer! And so it took me other 5 months to go to the beach and give it a go.
I went with some friends who wanted try it as well. It was more about having weekends at the beach then surfing. It was a lot of fun. Surfing itself was so hard I could had give it up anytime if my friends were not there.
At the beginning I just wanted to prove that I could stand up on the goddam thing. Then, when I got to that point, I started riding the white water, and it was fun. A lot of fun. And I wanted more.
After 2 months the 7ft started sinking. With a thousand questions I went to a local shop and got myself a 9''2 cheap, easy surfboard.
My big question was: what if I give up like with my push bike? Or the PSP? Or my swimming pool subscription? I couldn't afford a good surfboard for something that I never considered as part of my life.
But the truth is: that cheap thing helped me a lot. I started catching green waves and now I think, I hope I'll never stop surfing.
It's just too good.
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Surfing was not part of my life until recently.
For me it was just something you see on tv (youtube not existed at that time) maybe watching Point Break. That was all.
The first time I got in contact with surfing was more than 10 years ago when a dear friend of mine started surfing, back in Italy, and I went with him to the beach a couple of times, just to not let him go all alone. But I couldn't care less. I had a look, but it was too boring. I think I slept most of the time.
At that time surfing in Italy was like skiing in Florida or almost.
Then, many years later I moved to Australia, and 2 years ago I had a surf lesson with a friend who was leaving the Country, just to celebrate the Australian experience., somehow. And at the same time I met a painter who painted some surfboards and he was/is obviously also a surfer himself, and I got the chance to learn a bit more about this sport/activity.
But it was not enough. The history of the sport, the culture, the physic was catching, but surfing was still something that didn't involve me. Me in the water.
Six months later I got a second hand car with an old crap surfboard (7ft) left in the back.
That was winter.. I thought: well.. ok.. I may give it a try later on, in summer! And so it took me other 5 months to go to the beach and give it a go.
I went with some friends who wanted try it as well. It was more about having weekends at the beach then surfing. It was a lot of fun. Surfing itself was so hard I could had give it up anytime if my friends were not there.
At the beginning I just wanted to prove that I could stand up on the goddam thing. Then, when I got to that point, I started riding the white water, and it was fun. A lot of fun. And I wanted more.
After 2 months the 7ft started sinking. With a thousand questions I went to a local shop and got myself a 9''2 cheap, easy surfboard.
My big question was: what if I give up like with my push bike? Or the PSP? Or my swimming pool subscription? I couldn't afford a good surfboard for something that I never considered as part of my life.
But the truth is: that cheap thing helped me a lot. I started catching green waves and now I think, I hope I'll never stop surfing.
It's just too good.
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