12 December 2018

Polemico

This post is directed to the italian readers and it's not worth it to translate it all.

Suffice to say that in every article in the Italian surf world, people mention things like "true surfing spirit" and the "lost surfing lifestyle".
You would understand my confusion when I read such things written or spoken by people that discovered surfing the other day. What lifestyle are they talking about?? Pizza and mafia?
FFS..



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Non sopporto la retorica degli italiani.

In questa intervista c'e' questa domanda:

"credi che si sia perso oppure no il vero spirito del surf? Cioe' prima era uno stile di vita.. ora lo e' sempre?"

Vorrei capire la definizione di "vero spirito del surf" e a quale "stile di vita" ci si riferisce.
Sul primo punto non ho proprio idea.
Sul secondo, contando che il surf e' diventato uno sport di massa da quando canonicamente Gidget usci' nelle sale (1959), e che si sa che la plebaglia che segui' non fa testo, lo stile di vita al quale si allude e' evidentemente quello antecedente, degli americani (californiani) e australiani dell'east coast anni '50. Una massa di sbandati, ignoranti, nullatenenti e nullafacenti che dedicarono la vita al divertimento tra le onde, vivendo spesso in automobile e spostandosi continuamente, buona parte dei quali fini' poi per morire di overdose negli anni 70. 
In che modo questo abbia a che fare con l'esperienza degli italiani contemporanei cresciuti ai tempi dei paninari e/o di striscia la notizia non me lo spiego. E come si possano rimpianegere "quei bei tempi perduti" che nessuno ha vissuto e' un mistero.
Se la risposta ai miei dubbi sta invece nelle parole del buon Nicola, ossia che un tempo non c'era la tecnologia ad aiutare e si conoscevano meglio gli elementi in gioco, da un lato ritengo che la domanda sia comunque in esubero di retorica, dall'altro credo che si possa anche tutti rimpianegre quando le lettere venivano scritte a mano e consegnate di persona. Fatto che incideva sul tempo dedicato a scrivere, sulla attenta scelta del destinatario, e che diventava un importante momento di riflessione e spesso introspezione.
Comunque sia, oggi, un esercizio fine a se stesso e probabilmente sensa senso.


Great waves at Noosa


This time Noosa gave me a very good session. 

I guess most people waited the afternoon for the low tide and so I had an easier life in the morning.
I love waves when they come with a big wide wall. It’s just an incredible sight, and it's a menace and a promise at the same time; plus it gives room for more than just one surfer to go for it.

Also amazingly, someone took a photo of me with a smartphone. Not a great looking pic, but that’s all I can ask for. Nobody gives a fuck about me surfing. Honestly, I’m speechless when I see beautiful pics of recreational surfers like me. I always wonder: how do you manage that? Who on earth would spend time taking pictures of you??
It’s a mystery. Well, this is my photo of the year, I guess..



I'm goofy, forever surfing backhand in QLD



Questa volta Noosa non mi ha fatto soffrire troppo.

Credo che la maggior parte della gente aspettasse il pomeriggio e la bassa marea, cosi' che la mattina non eravamo troppi a contenderci le onde a National Park.
Amo quando le onde arrivano come lunghi muri ininterrotti. Ti occupano l'orrizzonte e ti fanno sia preoccupare che sognare: minaccia e promessa.

Questa volta qualcuno mi ha pure fatto una foto col cellulare. Miracolo!
Mi chiedo sempre chi cazzo si mette a fare le foto delle persone normali (come me) in acqua. Se i surfisti paghino, e se sono talmente pieni di se da chiedere alla gente di passare ore a far loro foto. 
A me, come accennato altre volte, non mi caga neanche mia moglie.
La foto col cellulare da lontano che posto e' dunque il massimo a cui posso aspirare (ed anche l'unica dopo tutta la mattina in acqua..).



04 December 2018

Social life

When you get an invitation for lunch on Saturday and your first though is:
I should be able to go surfing early in the morning and make it in time.

And then it seems that waves for the weekend could be, may be on the big side of your range and you should drive longer to get to the right location, and you won't be able to make it for lunch, which means you just can't go on Saturday. And you curse all the time, and you hate the fact that you are invited.. and you know you'll have a much better Saturday if you could just go surfing.
And you think: what's wrong with me? But that doesn't change a thing.


fuck it

Quando ti invitano per 'sabato prossimo' a pranzo e la prima cosa che pensi e' fare il calcolo per riuscire a surfare di mattina e non fare tardi.

E quando poi, dopo settimane di pena, non solo sembra che arrivino onde, ma sembra addirittura che siano sul lato 'grande' della tua comfort zone, e pensi agli spot migliori per godertele, e capisci che non farai mai in tempo per pranzo. E che al pranzo ci devi andare. Ed inizi a bestemmiare e a maledire tutto. 
E pensi: ma perche' sono cosi' associale? Ma sai benissimo che nessun pranzo potra' mai farti passare un sabato migliore di una surfata con belle onde.
Porca puttana. (Si, c'e' anche domenica.. ma porca puttana.. non ci sto dentro). Mi aspetta sofferenza invece che gioia. E' cosi'.



28 November 2018

05 November 2018

VersaTraction review - final

Time for a definitive VersaTraction review!

The VersaTraction is a deck grip that comes in thin sheets of transparent adhesive.
It is a substitute for wax and I’ve been using it on my longboards since 2015.

Initially I made the mistake to cut the outer part/line to make it fit perfectly with the design of the rails. But the edges became sharp and it caused me pain on my inner legs.
Some time later I put a new one and the problem was gone.

The VT works. You forget about it and you can walk on it on the deck as normal.

However, over time I realised that some of my wipe-outs at certain angles were not due to my incapacity but to the lack of grip. I had the final confirmation ten days ago, on an overhead session at Kirra, when I lost my foot during some very steep drops. 

It’s very sad for me because living free of polluting wax is a great experience.
But this is a product that still deserves consideration.

Pro: surfing and living no wax is a bless; durability; no maintenance; no direct pollution; your board remain shiny as.

Cons: not suitable for all conditions and not for shortboards.

Let’s wrap it up.
Score: 3.5 out of 5 stars.
Does it work?
Yes, but it’s for longboards and not radical manouvres.
Do I like it?
Yes.  A lot.
Do I recommend it?
Yes, but probably only for your big board when you feel like old Californian style.
Suggestions?
Don’t be fussy and put it on your longboard. Give the Ocean a break. 


VersaTraction

The VersaTraction on my longboard



E' ora di scrivere una recensione definitiva sul VersaTraction.

Il VT e' un grip adesivo, trasparente, in sottili fogli da attaccare alla tavola per non dover usare la cera, che inquina.
Lo uso dal 2015 e ne sono sempre stato fiero.

Inizialmente l'avevo ritagliato con le forbici per farlo coincidere col disegno dei rails, ma risulto' un errore perche' mi graffiavo continuamente l'interno delle cosce. Inoltre avevo i rails completamente lisci e qualche volta perdevo la presa della tavola quando dovevo lottare nell'impact zone.

Tempo dopo l'ho poi tolto e rimesso nuovo, questa volta senza tagli ai bordi esterni, guadagnandici in comfort.

Il VesraTraction in generale funziona.
Non ti accorgi di niente e ci si puo' camminare sopra senza problemi.

Col tempo pero' mi sono accorto che non garantisce l'aderenza necessaria per forti inclinazioni. Inizialmente attribuivo alcune cadute alla mia incapacita', ma ultimamente una sessione a Kirra con onde di una certa misura mi ha confermato la perdita di aderenza durante dei drop molto ripidi.

Me ne rammarico perche' vivere liberi dalla schiavitu' inquinante delle cera e' una goduria.    
Ma non e' comunque un prodotto da scartare a priori.

Pro: niente cera e tutte le rotture di palle che ne derivano; niente manutenzione; costo recuperato con la durabilita'; non inquini -direttamente- il mare e la spiaggia; la tua tavola rimane un gioiellino.

Contro: non adatto ad inclinazioni particolari; sicuramente da escludere per lo shortboard.

Tiriamo le somme.
Voto: 3.5 stelline su 5.
Funziona?
Si, ma per il long e non per tutte le occasioni.
Mi piace?
Si, molto.
Lo raccomanderesti ad altri?
Si, ma principalmente per fare old school longboard in 2/3ft.
Consigli?
Mettetelo sulla vostra tavola piu' grande, per fare hang10 rispettando il mare.


01 November 2018

On Surf Lakes and surrounding

I guess you all saw the footage of the new Surf Lakes wave pool in Yappoon, Australia.

Let's think about it for a moment.

First, to the usual haters, don’t forget the fact that:
1-It’s a prototype, just that;
2-It has been working at less than half its potential;
3-They had issues just like the others before.

I’m sure in few months it will work just as it is supposed to do. It’s just a mechanic thing after all, not a relativity problem.

Beside, I’m more interested in the actual usability of it.

For example, Kelly Slater's pool produces 1 wave at a time and you have 1 active surfer at a time. And they say there's a fair bit to wait between waves to let the water settle.
That makes the project very expensive and justify the stellar price you have to pay if you want to try it. 

The Wavegarden/Snowdonia open in UK can host 3 advanced surfers, I think 3 intermediate and 8 beginners in the water at any time. On one side of the pool. But the pool has 2 sides. That's at least 28 paying customers per hour.
The train runs every 90 seconds, back and forth, making 40 waves per hour.
The advanced and intermediate surfers wait for their wave for 4'30'' each time, surfing 13 waves per hour.

At Surf Lakes, they say 2400 waves per hour, over 5 breaks (5 different levels, each with lefts and rights) and up to 200 surfers in the water per hour!

2400/5= 480 wave for each break. Now I’m sure that this is counting lefts and rights. So let’s split it in 2. 
480/2= 240 waves (or actual pulse of the centre plunge per hour)

200 surfers over 5 breaks= 40 each, split in lefts and rights = 20

They will allow up to twenty surfers over each possible wave, each hour.
That’s a lot of people.
So in 1 hour there will be 240 waves coming at you and your 19 ‘mates’. 
240/20= 12 
Twelve is the number of waves that you’ll get in 60 minutes. And you’ll wait 5 minutes every time.

On the website they say 10 each, probably rounding it to a safe esteem.

The good part for me is that, apart from my counting, if they guarantee that number to each customer, it clearly means that people will take turns, like at the Wavegarden.
No actual line-up behaviour. No bullies or dickheads. No discrimination, intimidation, threatening, prevarication and such.
All equal. All surfers will be able to have a go at the same quality wave.

This is a crucial point for me.
I’m stating an -apparently- obvious point here because, in case you didn’t pay attention, the PerfectSwell technology website states:
'PerfectSwell® runs with no lines, wave count limits, or rules other than traditional surf etiquette'. 

So, at PerfectSwell they want you to pay a ticket to surf, and then they will let you at the mercy of the usual self-managed, discriminating line-up environment. Possibly resulting in no good waves for the not-advanced surfers. No way!
Can you imagine how fast the tension can rise in a confined environment, after paying for a service that others don't allow you to enjoy? 

That's an approach that crushes the very purpose, the allure of a wavepool.
I come to you because, contrary to the Ocean, you are giving this specific wave, in this precise number per hour, at this price. 
That’s the WHOLE point of going to a wave pool! Right?

I don't have anything against wavepools. I think their have great potential for improving your skills. But wavepools have to forbid line-ups.
I'd pay for Wavegarden, for Surf Lakes, not for PerfectSwell.



Surf Lakes illustration


Avrete sicuramente visto i filmati della nuova Surf Lakes pool in nord Australia.

Alcune considerazioni a freddo.

Prima di tutto faciamo tacere gli haters immancabili ricordado che:
1- E' solo un prototipo per attirare investitori;
2- Stava operando a meno della meta' della capacita' prevista;
3- Hanno avuto problemi tecnici come tutti gli altri.

Sicuramente in qualche settimana o mese di tempo risoveranno i problemi e saranno in grado di produrre tutte le onde promesse. Daltronde e' solo una questione di meccanica, non di calcoli relativistici.

Sono invece piu' interessato alla reale usabilita'.

Per esempio, la piscina di zio Kelly produce una onda alla volta, e accoglie un surfer attivo alla volta. In piu' dicono bisogni aspettare un po' perche' l'acqua si calmi, dopo ogni onda.
E' evidentemente un prototipo anche questo. Che al momento, senza modifiche che lo rendano simile al Wavegarden, non presenta una grane apetibilita' commerciale. Di fatti i comuni mortali che l'hanno surfata ultimanente hanno pagato cifre astronomiche.

Al Wavegarden in UK hanno 3 advanced surfers in acqua in un'ora, piu' credo 3 intermediate, e ad occhio 4 beginners a fine piscina ad ogni estremita', quindi 8 in tutto. Totale 14 persone. Su un lato solo. Perche', al contratio della piscina di KS, il 'treno' viaggia al centro della piscina, e succede la stessa cosa su entrambi i lati, con 'andata e ritorno'.
Quindi, 14x2= 28 persone paganti ad ogni ora.
Il treno parte ogni 1'30'' e produce 40 onde in un'ora. I 3 advance, alternandosi, aspettano 4'30'' per la loro onda, racimolandone 13 in un'ora.

Al Surf Lakes dicono che produrranno 2400 onde all'ora (ma bisogna dividere per i 5 breaks sparsi ai lati della piscina) e che possono ospitare fino a 200 surfers in acqua all'ora!
2400/5= 480 onde. Ma dato che ogni break produce sinistre e destre, sicuramente questo calcolo va diviso per 2. Dunque 240 onde, o pulsazioni del coso al centro, all'ora.
200/5= 40 surfers su ogni picco. Diviso dx e sx, 20 surfers per singolo line-up!
Quindi 240/20= 12 onde all'ora per ogni surfista, aspettando 5 minuti per il proprio turno.

Loro sul sito dicono 10 onde a testa, probabilmente arrotondando per difetto.

Si capisce che il progetto Surf Lakes sia molto ambizioso e commercialmente molto piu' apetibile degli altri per un'investitore.

L'aspetto positivo per me, e' che anche loro garantiscono, come detto sopra, un numero minimo di onde a testa.
Questo significa che si fa a turno, come ci si aspetta, e nessuno sara' soggetto a prepotenti, idioti, bullismo, localismo, sessismo, minacce e quant'altro.

Mi soffermo su questo punto per due motivi.
1- Perche' nessuno ragiona mai sul fatto che la piscina elimina il problema del bullismo e dell'idiozia regnante nei line-up del mondo, mettendo tutti sullo stesso piano e consentendo a tutti l'accesso alla miglior onda possibile;
2- Perche' e' probabilmente un aspetto dato per scontato (la fila, i turni), ma che scontato non e', dato che sul sito di un'altra piscina ancora, la PerfectSwell, si legge che da loro non ci saranno turni, file e numero di onde stabilto. Bensi' line-up liberi come in mare.

Fatico a credere con che faccia propongano di pagare un biglietto ad un surfista della domenica che poi rischia di rimanere a guardare gli altri piu' capaci che, come in mare, lasciano le briciole.
E' semplicemente una idea assurda.
Se si crea tensione in mare, figuratevi in un luogo confinato per il quale hai pure pagato!
Avidita' americana??

Io posso immaginare di pagare un biglietto per surfare se mi dici che onda mi darai e quante me ne darai, senza nessuno ad impedire il godimento di un servizio.
Questa e' la sola valida ragione per la quale puo' valer la pena andare in piscina. 
Questa e' la 'promessa' della piscina ad onde. E non puo' essere altrimenti.

Personalmente non ho niente contro le wavepool. Le vedo come uno strumento per progredire e accorciare i tempi. Ma sicuramente non pagero' mai per andare alla PerfectSwell od ogni impianto in cui l'avidita' del gestore non da garanzia di un servizio assicurato e privo di problematiche.



19 October 2018

Culture shock

I suffer from culture shock. 
But it doesn't come from overcooked pasta, vegemite, the Australian accent or people barefoot all the time. It's more subtle.

See, I was born in Sardinia, an island where people fear the sea. Literally.
At the beach, when I was a kid, I was used to make sand castles. Or dig holes, or make race tracks for marbles.
Adults used to do bloody nothing. Talking, reading, sleeping under the sun was their summer occupation. They gave us tons of food and then they forbid us from entering the water (usually very cold) for fear of sudden death*. They told us to learn to swim, but they also insisted that the sea was dangerous and it was better not to go swimming, and in general we had to say within reach (of a slap).
They did nothing. They didn't "use" the sea. There were no lifeguards, no one really enjoying the water. The sea was always empty. Literally.
I spent countless hours laying down, lost in my young thoughts, staring up at the sky, down at the sand, looking at the red background of your eyes when they are closed in a bright day, thinking about girls I couldn't reach. I wasn't even bored. It was summer, the big void between school years.

Here in Australia I get a culture shock when I'm surfing waves that are as tall as me or a bit more. 
I approach the Ocean with caution. I consider the conditions, the currents, where is safer for me, what I want to avoid, how's the crowd, what the waves are doing.
Because I'm worried, in general. Deep inside I fear the waves. I was taught to fear them!
But the shock is not about waves, it comes from seeing kids surfing past me on their micro surfboards! I'm there, all exited and worried at the same time, taking care of my position, and these kids are just having fun, often without an adult in sight!
What the hell is this? 
Where are the adults? How come a kid is over here, all alone, in this conditions?
Why kids are not at the beach digging holes in the sand?
How can parents being not freaking out?? Why they are not calling their names from the beach at the top of their voices? 
How can an adult be relaxed with a kid 200m away from the beach?

The other day an adult, a bodyboarder, has drowned in Noosa.
The Ocean IS dangerous.
And yet, while I was surfing there, kids were around me. Surfing those same waves for which my wife told me to be careful. Me? And what about the kids?
I will never get over it!

*please see comment for explanation

Noosa, main beach, 2012: a later in life beginner watches a 10yo kid passing by. Where are your parents kid?
Noosa 2012: un adulto italiano che vuole imparare a surfare si chiede che cazzo ci faccia un bambino da solo in acqua..


Sono cresciuto in Sardegna, terra in cui gli abitanti temono il mare.
In spiaggia da bambino facevo buche.
Si scavava, si facevano castelli, piste, planimetrie, buchi enormi o montagne.
Gli adulti non facevano un cazzo. Sdraiati a prendere il sole, a leggere, a parlare. A darci da mangiare per poi impedirci di entrare in acqua. A dirci che dovevamo imparare a nuotare ma anche che il mare era pericoloso; ed il piu' delle volte era meglio non fare il bagno o comunque rimanere a portata di schiaffi.
Bagnini zero. 
Usufruitori del mare zero.
Andare al mare voleva dire entrare in una dimensione spazio temporale ai confini della realta'.
Tra letture di mondi lontani e fantastici, osservazioni infinite dei granelli di sabbia, del background rosso degli occhi chiusi al sole, del cielo infinito, dei corpi misteriosi di ragazze inavvicinabili.
Non era neanche noia. Era l'estate, la spiaggia: la grande pausa calda, priva di obblighi tra un anno scolastico ed un altro.

L'Australia poi non mi ha dato il famoso shock culturale di cui leggo la gente soffrire.  
Lo shock invece me lo da frequentare il mare, quando capitano giornate con onde piu' alte di me, per le quali valuto le condizioni, la folla, la corrente, come rompono le onde e cosa posso permettermi di fare in sicurezza. Perche' mi e' stato insegnato ad avere paura del mare. 
Ma lo shock, badate bene, non e' dato dal mare: e' dei bambini che parlo!
Quei maledetti bambini, minuscoli, che in quei momenti mi passano accanto sulle loro tavolette in miniatura, da soli. 
Intendo: soli. Ripeto: soli. 
In condizioni che se per sfiga qualcosa va storto questi bambini sono morti. Eppure, mentre io mi preoccupo per me e per loro, i loro genitori non sono in vista. Magari neanche in spiaggia. Non me lo spiego. La mia mente non se ne capacita. Mi chiedo perche' cazzo i bambini non sono in spiaggia a fare buche come facevo io. Perche' son qua? Com'e' possibile? Perche' non c'e' qualcuno preoccupato a riva che urla loro di rientrare per poi strozzarli con le proprie mani? 
Col mare non si scherza. O no? No??
Non finiro' mai di stupirmi di questa cosa.

Avevo iniziato a scrivere questo post prima che a Noosa morisse un ragazzo, domenica scorsa, affogato dopo aver tentato di entrare dalle rocce del point. Eppure, con me in acqua, c'erano bambini sotto i 10 anni (in questo caso lanciati dai propri padri) a surfare quelle stesse onde, e per le quali io mi ero appena sparato 150km, con mia moglie che mi diceva al telefono di stare attento.
Io stare attendo. Ed i bambini?  
Tornate in spiaggia a fare buche, maledetti!



18 October 2018

Noosa session: good stuff and bad news

Finally some serious swell, even too much!
All the coast was basically trashed and so I went back to sheltered Noosa to get some fun waves.
There was a tremendous current, not met before to this extent, and I paddled for almost 3 hours just to keep position. I was destroyed at the end!

I will remember this session for 1 wave that curled up above me and gave me the thrill of riding a tubing wave. I'm not saying that I was inside a tube, just on the doorstep, but still going super fast and having a hell of a time!

I've been in the same position in the past, but I was never able to go past that moment. I always had not enough speed and I tend to surf up right, which is not good for that.
But this time I put the pieces together and I'm still stocked!

Bad note: the day before a bodyboarder died nearby, somehow, after entering from the rocks. It seems he was pushed back against the rocks. I'm sure it was just bad luck. Such a shame. It' so sad.


The point at Tea Tree, Noosa, where tragedy struck



Dopo mesi di onde mosce, finalmente e' arrivata una perturbazione seria.
Ma non ci sono state mezze misure. Tutta la costa esposta era impraticabile, e cosi' sono tornato a Noosa dopo tanti mesi d'assenza.
Le onde erano perfette, manco a dirlo, ma c'era una corrente assurda che non avevo mai trovato in altre occasioni, pure in presenza di cicloni. Ho remato per quasi 3 ore ininterrotte. Alla fine ero distrutto, uno straccio.

Ricordero' questa sessione per essere stata la prima volta in cui ho surfato, in modo compiuto, bene, un'onda tubante. Non intendo dire che ero dentro un tubo. Al massimo lo era il mio culo.
Ma ho visto la parete alzarsi e creare quel labbro ricurvo giusto sopra la mia testa. Ho stretto il culo, mi sono inchinato ed ho deciso che sarei passato ugualmente.
Molte volte in passato sono stato letteralmente travolto da onde simili. Tanto che, stufo, negli ultimi tempi abortivo sempre. Mi mancava velocita'. Ed in generale surfo sempre troppo eretto.
Questa volta ho messo insieme i pezzi, ed e' stata una botta di adrenalina.

Nota negativa.
Il giorno prima un bodyboarder e' annegato poco distante da la, a quanto pare nel tentativo di entrare dalle rocce. Sembra che le onde lo abbiano sbattuto indientro. Magari ha perso conoscenza. Chissa'. Una cosa terribile.



11 October 2018

Americans.. or Americans! or Self-doubt

I don't know what to think of it.

This guy created -and is now selling- a foam board for paddling in a swimming pool. 
He says tha paddling in this way is better than just swimming and that your wave count will increase.

Now, I believe that paddling that way is effective, even though I'm not able to quantify it and provide meaningful measures against swimming.
And here's the thing: I've been doing the same thing since 2015, when I had to recover from surgery. I spent $20 on a bodydoard and asked permission at my local swimming pool.
Here's a video I took.

Also, at this link on fb, you can see people in Milan using finless shortboards in the same way. They have been doing it for some time as well.

Now what puzzles me is: it never occurred to me (and I bet to those guys in Milan) that I could make something that already exist and try to sell it to make money.
(Actually, $400 sounds like too much to really get a big market, but that's beside the point).
And I get a weird self-judgment feeling from this fact.
Am I stupid?
Did I miss on a chance to make money (at least, potentially) and/or create a small business?
Or it's just that Americans can't stop thinking about money?
(This is a big generalisation/stereotyping/judgmental sentence, I know).

Is the truth in the middle?



My own surfinshape board: 20$
La mia versione da 20 dollari


Sono perlesso.

Ho appena scoperto questo tipo che ha creato una tavoletta per praticare le remate in piscina.
Sostiene che sia meglio del nuotare e che i benefici tra le onde sono garantiti.

In realta' so gia' che funziona perche' lo faccio dal 2015, da quando ho dovuto fare riabilitazione ad una spalla a seguito di un intervento chirurgico. Il fisioterapista mi disse che, oltre alla solita roba, se volevo ritrovare la forza per remare l'unico modo era remare! Cosi' comprai una bodyboard da 20 dollari e chiesi il permesso alla piscina locale.
Ma non sono in grado di darvi cifre e studi comparativi col nuoto. Semplicemente mi ci trovo bene, specie per la fatica al collo.
Questo e' un mio filmatino.

Inoltre, a Milano, c'e' gente che fa la stessa cosa con delle tavolette.

Insomma, cio' che mi lascia di stucco e' il fatto che questo tipo si sia messo a produrre una roba superflua e che tenti di venderla a US$400!

Certo, non credo che questo possa andare lontano con quel prezzo. Ma e' il concetto, l'approccio che mi crea dubbi.

Sono forse un fesso a non averci pensato?
Mi sono fatto scappare una occasione per fare qualche soldo, vendendo una tavola o un metodo?
O sono gli americani ad essere incorregibili a tentare di far soldi con ogni cazzata?

La verita' sta nel mezzo?



20 September 2018

The perfect wave?

'The search for the perfect wave' is part of the surfing storytelling, that mythology that surfers keep telling to each other even though you can't really find much of it in the water.
I got bored of it pretty soon. The 'search for the perfect wave' doesn't mean much to me, along with a lot of other stuff.
And I've just found an article that makes me think I may not be wrong, after all.

It's fascinating how modernity creates strong contradictions for those poor souls in search of the perfect wave! 
Let's start from the Kelly Slater's wave.
Mechanically it is perfect. And when surfers talk about perfect waves they mean exactly that: mechanically flawless. And that's exactly the reason why the world went wow! when people first saw that man-made wave.
Nevertheless, lots of people (should we say haters?) keep throwing shit at it and at wave pools in general, arguing about the loss of the true surfing experience, and citing elements of surf mythology that, according to them, are irreplaceable. Things such as the contact with Mother Nature, the fight with the elements, the unpredictability of the ocean and so on.

But surprisingly (or maybe not, in  fact), the other day I read this article by Nick Carroll, in which he says that during the last day of competition at the Surf Ranch, some athletes requested an extra left because one of theirs wasn't exactly the same as the others. It wasn't fair competition!
This fact makes me smile.

So, on one side you have people, unknown surfers, who teaches you what surfing should be according to an old and questionable mythology, and on the other side you get the pros that destroy the same mythology not only competing in a pool, but complaining for a wave that is not 100% the same as the others!

It is clear then that the beloved unpredictability of the Ocean is just bullshit. Something you have to put up with only because you don't have other options. But if you do have other options..
Words VS reality.

So, yea, in the same way the 'search for the perfect wave' sounds to me just like another empty myth.
(Once upon a time a few lucky ones did go searching for waves, but 99.9% of today surfers are not going searching for anything, ever.) 
And anyway, the hilarious thing is that if you are really searching for it, your search is over. The perfect wave is there in Texas, and soon in many other pools/locations. In a few more years all of us will get a taste of a perfect wave (like those guys).
But I understand it's an hard fact to accept.


My search for the perfect wave: the travel agency gave me destinations to chose from, and the giude took me to the best spot of the day. What a search!                                                                                                                                                La mia ricerca dell'onda perfetta: l'agenzia di viaggio mi ha consigliato, e le guide locali mi hanno portato nello spot giusto. James Cook spostati.



La 'ricerca dell'onda perfetta' fa parte di quella narrativa del surfista che viene constantemente ripetuta nonostante molti dei suoi elementi siano ormai lontani dalla realta' (ammesso che lo siano mai stati, reali).
A me comunque ha stancato molto presto. Non trovo riscontro tra la retorica del surfista (o del fare surf) e la realta' in acqua.

Ma una recente lettura mi spinge ora a parlarne.
Dal mio punto di vista e' infatti interessante vedere come la modernita' crei contradizioni affascinanti per gli sfortunati ricercatori dell'onda perfetta. 
Prendiamo l'onda artificiale di Kelly Slater. Dal punto di vista meccanico (che e' indubbiamente il fattore principale, direi unico, che caratterizza la fantomatica onda perfetta), e' di fatto un'onda perfetta. La sua perfezione e' stata esattamente il motivo che ha catturato l'attenzione del mondo.
Ma una folla di surfisti si e' dichiarata immediatemente contro questa bellezza. Le motivazioni sono dubbie e confuse. Argomenti come il mancato contatto con la natura, la mancata battaglia contro gli elementi, la mancata sorpresa di una previsione sbagliata, il principio che dovresti pagare mentre surfare sarebbe gratis la fanno da padrona. Tutte considerazioni opinabili e che non si soffermano mai sulla qualita' (perfezione) o meno di questa onda artificiale. 

Ma a questa sorta di dibattito zoppicante, si e' appena aggiunto un nuovo elemento, che e' poi il motivo per cui sto scrivendo.

Ho letto in questo articolo di Nick Carroll che durante l'ultima giornata di gara al Surf Ranch e' stata aggiunta una undicesima onda alla competizione, una sinistra, perche' alcuni atleti si erano lamentati che la loro sinistra non fosse stata perfetta come le altre.
E sorrido sodisfatto davanti allo sgretolamento della narrativa del surfista che cede sotto i colpi inferti della realta'.

Cio' significa infatti che mentre orde di presunti puristi denigrano le wavepool dall'alto della loro esperienza e saggezza marina e ti insegnano cosa dovrebbe essere il surf, i pro, che di esperienza evidentemente non ne hanno, non solo sono stati i primi a cimentarsi con questa creazione, ma chiedono anche un' onda extra perche' quella a loro capitata non era esattamente uguale alle altre.
Capirete che i conti non tornano.

Il gota del surf mondiale ci dimostra come l'imprevedibilita' del mare, quell'esperienza mistica tanto amata, sia in realta' una condanna dalla quale scappare appena possibile. L'imprevedibilita' e' rifiutata persino per dettagli minimi in una piscina. E cosi' facendo distrugge un elemento essenziale della narrazione del surf.

Parallelamente anche la cantilena dell'onda perfetta e' solo un mito. Che il surfista di Voghera non vuole abbandonare, per non accettare il fatto che la sua -presunta- ricerca sia finita. 
Ma di fatto l'onda perfetta c'e' ed e' a portata di mano (e presto o tardi tutti ci faremo un giro).
Ma capisco che sia un destino atroce per chi e' morbosamente attaccato alle storielle.


10 September 2018

Teaching

I've spent a sessions with two beginners.
They are nice guys, 5 and 10 years younger than me and they needed some guidance to get the ball rolling.

I told them to buy a cheap, second hand longboard.
I told them when and where to go, or meet, and I waited patiently while they got ready.
I told them where to lay down on the board and how the small waves were acting, and about rules, localism and things to consider.
I told them when to go or when to save energy.
I told them about nose-diving and losing the wave due to lack of forward movement -or weight distribution- on the deck.
I told them about the wind and the tide, pointing out things.
I told them about general surfing condition in the area. About the coast-line and about good website for forecasts and webcams.
I told them a lot of things.
I could have just said "paddle harder!" and stop. It would have been ok as well.
But I'm a person who likes to understand and likes to explain things.

Then, just 10 minutes ago I was going over old pages of this blog and found things that I've forgotten; like understanding where to put my feet for carving, or my arms, or things like that. Things that nobody told me. Things over which I spent hours watching youtube videos to understand what people were doing. Things over which I spent hours in bed, thinking, visualising, dreaming..

I can't help but to think of how I missed someone who could really tell me stuff about places, wind, surfboard, the ocean, surf stories and general surf wisdom. And I still miss guidance.

I've been a good person with these 2 beginners. We had fun.
But I can't help being jealous of them as well.
It appeared like I'm an expert. But I'm the one who want a teacher!


Me on a winter day. I love that moment.


Questo weekend ho speso una sessione di piccole onde in compagnia di due beginners.
Una conoscenza frutto del caso, che ha portato alla richiesta di consigli per inziare a fare un po' piu' sul serio.

Cosi' ho consigliato loro, adulti, 5 e 10 anni piu' giovani di me, di procurarsi un longboard di seconda mano.
Ho detto loro quando e dove incontrarci, ed ho aspettato pazientemente che fossero pronti.
Ho detto loro dove sdraiarsi sulla tavola, e cosa stavano facendo le onde, e la direzione, e le regole, ed il localismo e cose simili.
Ho detto loro della marea e del vento.
Quando remare o lasciar perdere.
Del nose-diving e della distribuzione del peso per non far scappare l'onda da sotto i piedi.
Dei point e dei beach breaks, della costa, delle condizioni generali, dei siti di previsioni e webcam.
Ho detto loro un sacco di cose.
Avrei anche potuto dire semplicemente: "rema piu' forte" e nessuno si sarebbe lamentato.

Ma io sono uno a cui piace capire e piace anche spiegare.

Dieci minuti fa scorrevo alcune vecchie pagine di questo blog ed ho trovato me stesso far domande e considerazione alle quali nessuno ha mai risposto.
E mi son ricordato di quando passavo ore a guardare video su youtube per capire cosa facessero gli altri. Per capire cosa fare coi piedi, le braccia. Per capire semplicemente perche' le mie surfate non si evolvevano come quelle degli altri. E le notti ad immaginare e sognare onde, e i miei movimenti.

E quanto ho sempre sentito la mancanza di qualcuno che mi spiegasse le cose, i posti, le tavole, il vento, e mi raccontasse di onde e avventure passate.  
E ancora mi manca. Qualcuno che mi dica cosa sbaglio, o cose a cui non ho mai pensato.

Nelle mie limitate capacita' ho tentato di esser un bravo istruttore. E ci siamo divertiti.
Ma ora ne sono anche geloso.
Sembrava fossi un esperto. In realta' sono io che vorrei un mentore!


 

05 September 2018

A video -or- again on wave-pools

This is basically advertising without getting paid, so keep it in mind when you watch the video below.
But the reason why I'm posting it here is because it shows everyday, middle-age surfers tackling KS's wave pool.
And it's fantastic.

It's fantastic to not see pros doing the usual martian moves.
It's fantastic to finally be able to compare yourself, to be able to put yourself in there and say I can do that, I'd be better than that, I could learn that and so on.   
Also, they say that they could use the artificial wave to try something over and over and improve immediately. Now, that's obvious, right? 
And yet, social media and websites are still full of haters and stupid comments against wave-pools.
I watch this and really, I don't see any reason why it could be bad for surfing.

I'm counting the days till the one in Melbourne opens. Never soon enough.







Questo video e' publicita', quindi va guardato col giusto filtro.
Ma la ragione per cui lo posto e' che presenta gente normalissima, in genere sui 40, che si cimenta con l'onda di Zio Kelly.
E lo trovo fantastico.
Primo, proprio perche' non ci sono i pro in mezzo alle palle a far cose da marziani.
Secondo, perche' ci sono surfisti della domenica come me, e come voi, e come la maggior parte della gente che surfa. Puoi finalmente relazionarti e vederti al loro posto alle prese con la mitica onda artificiale. E puoi dire: io sono meglio, io farei cosi, questo potrei farlo anche io!

I fortunati (ma paganti) partecipanti affermano l'ovvio. E cioe' che con la possibilita' di ripetere le stesse cose decine di volte, e con l'aiuto dei coach, si progredisce molto piu' in fretta che in mare. 
Basta guardare le loro facce per capire la figata che una piscina ad onde ti crea.

I social ed i siti in generale continuano a sfoggiare commenti contro le onde artificiali.
Per me e' pura stupidita'.

Conto i mesi per quando sara' pronta quella di Melbourne.
Mai troppo in fretta.

21 August 2018

Hawaii #2 - Waikiki



Waikiki beach is where modern surfing was born.
Once you see it, you undertand why.
It's a bay facing south-east and it has a seemingly flat reef at the bottom, for hundreds of meters. It feels like a big swimming pool. The waves just roll and roll and roll and the water is warm! It's a fantastic playground.

It could be a bit disorienting because there's no a clear 'direction'. There are many breaks and waves can come from different angles.

When I paddled out I was excited and totally unsure of what I was going to do. I aimed at a break rougly a 100 meters out from the artificial rock pools and stuck to that plan.

It was a day of chest-to-head high waves and they bounced back on the rock walls near the beach and created a messy surface where a lot of beginners where fighting the elements.  
But at the break it was mostly glassy, with a bit of offshore wind.

My heart accelerated when I suddenly saw the iconic Diamond Head coming out from the back of the high-rises and dominating the scenery. It was late afternoon and the sun on the other side of the bay was painting everything with that special sideways light that I love.

I sat on on side and watched what the other 10 surfers were doing. Some teenagers were catching the waves some meters down the path. They didn't get the biggest but were collecting a lot of the others. Middle age men and women were surfing the A frame in both directions, even if the right side seemed better. There were some drop ins but everyone appeared relaxed. Nobody seemed to be way better than me. The only drawback seemed to be my rental surfboard: an old and consumed 9ft McTavish that I've never used before.  

I waited patiently my occasion and got a small left. The board felt surprisingly wobbling and the wave died pretty soon.
I was disappointed by the board but Waikiki that day seemed to be comfortably within my reach. 
I worked my way around the other side to surf right. After two more waves I got used to the reactions of the board and started to enjoy it.

I managed some good and long rides and I realised that the waves were easier than what I'm used to. For some reason, even the tallest one don't give you a fast and steep wall to race, but a gentle slope. It felt different even to the perfect 'made for longboard - Noosa waves' that I love.
I could see those old footage again, of people surfing straight on massive wooden surfboard, and I could recognize that waves under my feet, and that feeling of joyful cruising.

I surfed a couple of times there.
I don't know how it is when it's big, but I felt in love with Waikiki and suddenly I could see why it is the birthplace of surfing. It just makes so much sense.
It's a great, beautiful place.

Unfortunately the town and the high-rises kill the feeling. But if you sit for a moment on your board, and take the natural scenery in, you can still feel the magic and see the Duke and the other locals having a hell of a time in a fantastic, special place.
And you should THANK THEM.
I certainly did.

I will keep those memories close to my heart.




Even when big it seems it gives you a ramp, not a steep wall - Questa foto random sembra dimostri che anche quando grande Waikiki ti porge una rampa invece di un muretto.
From the surfcam



Waikiki e' il posto dove e' nato il surf moderno.
Ai primi del 900 alcuni locals tenevano ancora viva la tradizione quando Jack London e Gearge Freeth, in visita a Waikiki, ne rimasero affascinati. A loro si deve la prima 'promozione' della pratica negli USA, anche se poi fu il local Duke Kahanamoku a dare esempi concreti ed a contagiare l'immaginario collettivo dei californiani e australiani.     

Quando visiti Waikiki capisci perche'proprio li. E' una baia che guarda a sud-ovest, protetta dalle tempeste invernali che travolgono in north shore, e schermata dalle altre isole dell'arcipegalo dagli uragani che si formano al largo della California.
La baia ha un fondale di roccia/reef regolare che si estende per centinaia di metri, creando una fantastica piscina naturale dall'acqua tiepida. Le onde non possono far altro che rotolare e rotolare senza fretta finche' non si infrangono sulla spiaggia.
Non ce' un punto specifico dove surfare ma tanti, sparsi ovunque, e le onde possono arrivare con angoli diversi.

Quando ho cominciato a remare ero accitato e insicuro. Ho puntato ad uno dei break davanti alle swimming pool artificiali, ad un centinaio di metri, perche' mi sembrava un bello spot non affollato e sono rimasto fedele al piano. Le onde arrivavano dritte sin sui muretti di pietra che proteggono la spiaggia ed i bagnanti, e rimbalzavano indietro creando un'area incasinata dove una miriade di principianti creava un traffico da piazza Duomo. Ma una volta lontano da li l'acqua era bellissima, glassy, calda. Le onde erano ad altezza spalle con qualche eccezzione piu' grande. Rompevano in A frame dando la possibilita' di surfarle su entrambi i lati.
Quando mi son seduto a valutare la situazione ed ho visto il profilo di Diamond Head dominare la baia, mentre il sole iniziava a calare sull'altro lato, mi sono emozionato.

Vicino al picco c'era una decina di persone. Alcuni teenagers stavano un po piu' giu' a raccogliere decine di scarti -ma divertenti- mentre altri turisti piu' o meno della mia eta' si spartivano le destre e sinistre in tranquillita', spesso in tandem, senza apparente stress.
Non c'era nessun marziano a fare i numeri, il che mi ha fatto sentire piu' a mio agio.
Dopo qualche minuto ne ho preso una sinistra, piccola e corta. La tavola non era la mia ovviamente. Era una consumata Mctavish che aveva visto tempi migliori. Era sorprendentemente instabile sotto i piedi e mi ha causato alcune incertezze che ho odiato. Dopo altri due tentativi modesti ho deciso di fare il giro e surfare verso destra. Qua l'onda era piu' lunga e con un muretto piu' consistente. Dava piu' possibilita' di fare. Dopo alcuni altri tentativi mi sono abituato alla tavola di zio Bob e me ne sono quasi dimenticato. Le onde erano lunghe e divertenti. Potevi andare e tornare sul picco a tuo piacimento.
Mi sono accorto presto che erano molto piu' semplici di quelle a cui ero abituato.
Anche le piu' alte non rappresentavano mai un problema. Invece di spararti giu' e minacciare un close-out, rimanevano aperte e rilassate. Persino le onde 'perfette  per il long' di Noosa sono piu' cattive di quelle di Waikiki.

Ora rivedevo quelle immagini storiche dei locals sui tavoloni di legno, surfando dritti verso riva, e capivo. Ci ho serfato un paio di volte in condizioni facili e fantastiche. Ma, a veder le foto, anche quando e' grande sembra che le onde tengano ancora quella forma a rampa.

Tutto ha piu' senso.
Non poteva essere altrimenti. Waikiki e' un posto dove chiunque avrebbe voglia di provare a farsi spingere da quelle interminabili, calde onde.
La citta' ed il turismo sfrenato ovviamente hanno rovinato un angolo di paradiso. Ma se ti fermi un attimo la in mezzo all'acqua, sotto lo sguardo di Diamond Head, puoi immaginare facilmente Duke e gli alti locals in piedi sui loro tavoloni.

E ringraziarli.  



18 August 2018

Hawaii #1

I’m back from Hawaii.
It wasn’t strictly a surf trip but I managed to do few things that I wanted to do for quite some time: surfing at Waikiki, salute the Duke statue, visit the north shore.

It was a good experience, as every trip is.

I’ll provide some details soon. Meanwhile I leave you with my personal pic of the Duke, the father of modern surfing.


Thank you Duke!


Sono appena tornato dalle Hawaii.
Non era esattamente un surf trip come lo intendono molti, ma una vacanza con surfate incorporate.
Soprattutto ho potuto fare alcune cose che desideravo da qualche tempo: surfare a Waikiki, salutare the Duke e visitare il famigerato north shore.

E’ stato una bella esperienza, come ogni viaggio, d'altronde.

Scrivero’ presto delle mie sensazioni. Nel mentre vi lascio con la mia foto al Duke, il padre del surf moderno.


08 August 2018

07 August 2018

Pear shaped

Pear shaped, Australians say.
Things going wrong.
I had plenty of things going wrong lately.
Also, around here the Ocean has been flat for 3 weeks.

Just keep swimming..

27 July 2018

Meanwhile in Bali

The south sea has created some powerful storms recently.

Australia got a series of cold fronts and cold winds all across the south part and up to here in Queensland.
Then gargantuan waves arrived on the west coast (mostly underpopulated) with few images available on social media.
Now those same waves arrived in Bali.

This is Uluwatu in what is considered to be his biggest size in decades.
I'd love to hear some first hand accounts of this event!


The last guy is really surfing it, not just running for his life!


 L'oceano del sud si e' scatenato nelle ultime settimane.

Prima ha sparato venti ghiacciati su tutto il sud dell'Australia che si son sentiti sin quassu' in Queensland. Poi sono arrivate onde giganti sulla costa ovest, per lo piu' spopolata, e di misura ragguardevole altrove.

Ora quelle onde, dopo aver viaggiato migliaia di chilometri e attraversato diverse latitudini, si stanno schiantando sul reef dell'Indonesia a tutta forza.

Il video mostra lo spot di Uluwatu, a Bali.

Mi piacerebbe tanto sentire racconti di prima mano. 
Spettacolare. Terrificante. Affascinante. 


18 July 2018

No leash, not a good idea

It seems that The Pass, in Byron Bay, is badly affected not only by the crowd, but also by those who surfs without leash.

The article in the link says that the number of incidents is raising and that locals are asking for legal consequences for those who loses their boards.
I agree.

Firstly because most of those longboarders are just acting as if they were in the 60s and they accurately dress up to give a very specific image of themselves: something like eremites looking for karma. Everything in them, sons of social media, is fake to my eyes.

Secondly because their senseless egocentrism can badly hurt the others. It is not acceptable. And after all, if you are looking for karma and the perfect wave, you shouldn’t be in the most crowded spot of the coast. Australia gives you plenty of empty, beautiful alternatives.

The girl cited in the article got some broken ribs and a punctured lung! This is just not acceptable.
This implies medical expanses, x rays, weeks of pain and possibly loss of income.
There’s no justification.



this pic belong to its owner



A quanto pare a The Pass, Byron Bay, paradiso del longboard, c'e' una invasione di persone che surfa senza legrope.

Si tratta di un "ritorno alle radici" di chi pratica il longboard, che per il proprio gusto personale, sceglie di mettere in pericolo tutti gli altri. 

Il problema e' presente un po' ovunque ma essendo Byron un posto affollatissimo, gli incidenti si moltiplicano, e i locals, gia' esasperati dall'invasione di stranieri, ora chiedono che surfare senza legrope diventi una offesa da codice civile.

Io concordo.
Da un lato, essendo gli anni 60 passati da 50 anni, non sopporto vedere gente nata ieri che si veste, concia ed atteggia da frichettoni per sentito dire, alla finta ricerca del karma, e che documenta tutto sui social. Gente finta come i dollari del monopoli.

Dall'altro mi sale l'embolo al pensiero di essere vittima di un incidente causato da questi imbecilli, che se proprio devono trovare il karma potrebbero andare a farlo in spiagge deserte (ed in Australia c'e' l'imbarazzo della scelta) invece che in posti affollati come il Colosseo.

L'articolo riporta l'esempio di una brasiliana alla quale una tavola persa ha rotto alcune costole e bucato un polmone! Io penso che in questi casi una scusa non basti. Qua si dovrebbe risarcire il danno: visite medice, lastre, settimane di dolori, assenza da lavoro.. 

Non e' accettabile.

28 June 2018

Gender disparity

The picture here is about the Billabong Pro Junior series in Ballito, South Africa.
As you can see from the numbers, the girl won half of her male colleague.
Honestly, it's disgusting.

And a lot of people on social media thought the same, flooding the organisers with messages of protests and hate.

The guys of the contest explained that gender discrimination had nothing to do with the money prize, and that it was calculated solely based on the number of inscriptions/participants in the male and female contest. With males outnumbering the female competitors.

While the explanation makes sense, I still wonder why there's such a distinction.
I agree on the fact that they should have 2 separate contests in order to give the female participants the same chance to win (not because of abilities, because of numbers and probabilities).
But why splitting the money prize of 1 category (Pro Junior) in 2 uneven fields?
Why making things so that you have a class A winner and a class B winner?

I'm not checking on google, but I bet it's all the same across all sports and all categories around the world.
Well, that doesn't make the issue less relevant.

That picture is disgusting.
It's about time to make things differently.




La foto che vedete, relativa alla premiazione del Billabong Pro Junior series in Ballito, South Africa, ha creato molte polemiche sui social.

Sinceramente anche io, se l'avessi vista per tempo, avrei provato disgusto per la differenza in premio al vincitore maschile e femminile. Verrebbe da vomitare.

Gli organizzatori della competizione, travolti dalle ire della gente sui social, si sono affrettati a spiegare che il premio e' dato dalla somma delle iscrizioni dei partecipanti. E poiche' c'erano, ed in generale ci sono iscritti piu' maschi che femmine, ecco data la differenza.

Una spiegazione apparentemente esauriente.

Se non fosse che, a mio parere, la foto con quelle cifre belle in mostra continua a farmi schifo.
Allora mi chiedo: perche' dividere le iscrizioni tra maschi e femmine? Mi sta bene che ci siano due gare distinte, perche' dato che i maschi son di piu', e' piu' probabile che vincano la maggior parte delle gare. 
Ma la categoria Pro Junior e' una. Perche' non sommare tutte le iscrizioni e dividerle in parti uguali tra i vincitori?
Come puoi avere un vincitore che vale il doppio dell'altro?

Ora, senza neanche guardare su google, son convinto che questa discriminazione si applica a tutti gli sport, a tutti i livelli.
Ma questa non e' una giustificazione.
Sarebbe ora che le cose cambino.

Potete dirmi quello che volete, ma quella foto fa schifo.


21 June 2018

Crying at the office

When you check the surfcam and get stabbed!  :o
I didn't even press play.. I was already crying..




Quando arrivi a lavoro e prima cosa controlli le webcam in attesa del sabato.
E ti prende un colpo al cuore ancor prima di premere play! :o


18 June 2018

Winter

I love Queensland winter.
I love surfing.

how can you not want to be there?


I love the Gold Coast.
I love Australia.